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Lezioni di politica sociale
Einaudi è stato un liberale a tutto tondo, attento non solo alle libertà economiche, ma anche a quelle civili e politiche.
258 pages, Paperback
Published February 1, 2011
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Displaying 1 - 3 of 3 reviews
June 29, 2016
Da molto tempo avevo tenuto in libreria questo volume. Nel corso dei miei studi, un professore di microeconomia aveva consigliato questo libro per avvicinarsi ai concetti basilari del libero mercato, ma solo adesso ho avuto il coraggio – se coraggio ci vuole – di avvicinarmi ad esso.
Dinanzi a libri di questo tipo, generalmente chiunque potrebbe provare un senso di repulsione perché si considerano i temi trattati noiosi o perlopiù ostici. Anch’io stentavo ad aprirne le pagine proprio perché temevo la possibilità di ritrovarmi dinanzi a un libro di teoria economica pieno di conti, tabelle e dati confusionari oltre che di concetti eccessivamente complessi e spiegati in modo inutilmente prolisso. Nulla di più errato.
Iniziavo a leggere le prime pagine e subito Luigi Einaudi ha rapito il mio interesse. Il modo in cui analizza i concetti è molto diretto semplice, adatto a un pubblico molto più vasto di quanto ci si aspetterebbe. Anche gli argomenti più ostici relativi alle fluttuazioni dei prezzi nel mercato, alla ricerca del punto di equilibrio tra domanda e offerta e al modo in cui si costruiscono i mercati commerciali e finanziari sono analizzati in modo capillare, nel modo più oggettivo possibile. La lucidità con cui vengono criticate determinate costruzioni e pensieri liberticidi e determinate politiche economiche attuate da Stati non ha nulla del tanto famigerato e avversato “populismo” (termine che tra l’altro, nel contesto politico odierno viene utilizzato a sproposito e senza cognizione di causa), e l’immediatezza con cui Einaudi colpisce gli errori presenti nell’ambiente del libero mercato del ’43 (e che, effettivamente, ci trasciniamo anche in questo infausto 2016) è disarmante. Luigi Einaudi non si dimostra come uno di quegli economisti le cui parole non vengono credute perché troppo estranee al popolo e ai suoi bisogni, anzi è un chiaro esempio di come l’economia non è un tema tanto frigido nei confronti delle necessità avvertite dagli individui. Luigi Einaudi rimarca chiaramente come il mercato sia fatto dagli e per gli individui. Afferisce al concetto di individuo un tema fondamentale della società contemporanea: la libertà. Da grande esponente del pensiero liberale italiano, Luigi Einaudi attribuisce all’autodeterminazione individuale un’importanza focale sia per lo sviluppo individuale, sia per la crescita collettiva. La libertà dell’individuo si manifesta anche e soprattutto nel modo in cui liberamente può entrare e uscire dal mercato apportando contributi a sé stesso e alla collettività tramite la sua attività votata alla massimizzazione del guadagno, sia esso un consumatore o un produttore. Perché, in fondo, non vi è alcuna differenza tra consumatore e produttore, visto che entrambi sono individui ed entrambi vogliono avere il meglio dalle loro vite, svolgendo i compiti loro assegnati.
La spiegazione di Luigi Einaudi abbraccia i più svariati campi d’interesse delle teorie economiche e politiche, cercando di dare una visione d’insieme di quello che la limitata influenza dello Stato nel libero mercato può far guadagnare all’intera società, evitando così ulteriori tensioni sociali scaturite principalmente dalle annose questioni dell’occupazione, dei redditi che non bastano mai per sopperire all’aumento costante dei prezzi.
Per quanto riguarda le capacità espressive, il plauso che deve essere tributato a Luigi Einaudi è rivolta alla semplicità che molto spesso i testi accademici stentano a dimostrare nello spiegare in modo completo, ma immediato, certi concetti.
Inoltre, un ulteriore plauso va alla sua strenua difesa della libertà individuale in ogni suo aspetto, elemento che molto spesso viene dimenticato da individui che vivono in tempi molto più avanzati e moderni rispetto a quelli durante i quali ha vissuto Luigi Einaudi.
Una lettura più che consigliata, soprattutto per i neofiti dei concetti base dell’economia che volessero provare a comprenderne le dinamiche. Quattro stelle più che meritate!
Dinanzi a libri di questo tipo, generalmente chiunque potrebbe provare un senso di repulsione perché si considerano i temi trattati noiosi o perlopiù ostici. Anch’io stentavo ad aprirne le pagine proprio perché temevo la possibilità di ritrovarmi dinanzi a un libro di teoria economica pieno di conti, tabelle e dati confusionari oltre che di concetti eccessivamente complessi e spiegati in modo inutilmente prolisso. Nulla di più errato.
Iniziavo a leggere le prime pagine e subito Luigi Einaudi ha rapito il mio interesse. Il modo in cui analizza i concetti è molto diretto semplice, adatto a un pubblico molto più vasto di quanto ci si aspetterebbe. Anche gli argomenti più ostici relativi alle fluttuazioni dei prezzi nel mercato, alla ricerca del punto di equilibrio tra domanda e offerta e al modo in cui si costruiscono i mercati commerciali e finanziari sono analizzati in modo capillare, nel modo più oggettivo possibile. La lucidità con cui vengono criticate determinate costruzioni e pensieri liberticidi e determinate politiche economiche attuate da Stati non ha nulla del tanto famigerato e avversato “populismo” (termine che tra l’altro, nel contesto politico odierno viene utilizzato a sproposito e senza cognizione di causa), e l’immediatezza con cui Einaudi colpisce gli errori presenti nell’ambiente del libero mercato del ’43 (e che, effettivamente, ci trasciniamo anche in questo infausto 2016) è disarmante. Luigi Einaudi non si dimostra come uno di quegli economisti le cui parole non vengono credute perché troppo estranee al popolo e ai suoi bisogni, anzi è un chiaro esempio di come l’economia non è un tema tanto frigido nei confronti delle necessità avvertite dagli individui. Luigi Einaudi rimarca chiaramente come il mercato sia fatto dagli e per gli individui. Afferisce al concetto di individuo un tema fondamentale della società contemporanea: la libertà. Da grande esponente del pensiero liberale italiano, Luigi Einaudi attribuisce all’autodeterminazione individuale un’importanza focale sia per lo sviluppo individuale, sia per la crescita collettiva. La libertà dell’individuo si manifesta anche e soprattutto nel modo in cui liberamente può entrare e uscire dal mercato apportando contributi a sé stesso e alla collettività tramite la sua attività votata alla massimizzazione del guadagno, sia esso un consumatore o un produttore. Perché, in fondo, non vi è alcuna differenza tra consumatore e produttore, visto che entrambi sono individui ed entrambi vogliono avere il meglio dalle loro vite, svolgendo i compiti loro assegnati.
La spiegazione di Luigi Einaudi abbraccia i più svariati campi d’interesse delle teorie economiche e politiche, cercando di dare una visione d’insieme di quello che la limitata influenza dello Stato nel libero mercato può far guadagnare all’intera società, evitando così ulteriori tensioni sociali scaturite principalmente dalle annose questioni dell’occupazione, dei redditi che non bastano mai per sopperire all’aumento costante dei prezzi.
Per quanto riguarda le capacità espressive, il plauso che deve essere tributato a Luigi Einaudi è rivolta alla semplicità che molto spesso i testi accademici stentano a dimostrare nello spiegare in modo completo, ma immediato, certi concetti.
Inoltre, un ulteriore plauso va alla sua strenua difesa della libertà individuale in ogni suo aspetto, elemento che molto spesso viene dimenticato da individui che vivono in tempi molto più avanzati e moderni rispetto a quelli durante i quali ha vissuto Luigi Einaudi.
Una lettura più che consigliata, soprattutto per i neofiti dei concetti base dell’economia che volessero provare a comprenderne le dinamiche. Quattro stelle più che meritate!
May 24, 2013
La libert�� come ideale e come dovere morale
Le Lezioni di politica sociale sono vere e proprie lezioni universitarie, tenute da Einaudi in Svizzera durante l'esilio impostogli dal Fascismo.
I temi principali sono la nozione di mercato, la partecipazione dei lavoratori alla gestione e ai risultati dell'impresa, i cosiddetti corpi intermedi (famiglie, associazioni, partiti, sindacati), il tema del fisco e il concetto di uguaglianza nei punti di partenza.
Non ho titolo per valutare la bont�� (e soprattutto l'attualit��) dei temi strettamente economici. Una lettura, certamente insufficiente, mi conduce a pensare che molti argomenti svolti da Einaudi si riferiscano a un'Italia (rurale, fatta di piccoli produttori, poco sviluppata) con pochi punti di contatto con quella odierna.
Suonano singolarmente conservatrici le riflessioni, pi�� e pi�� volte ribadite, sul ruolo della famiglia e delle donne. Ma si possono, credo, considerare i pensieri di un uomo che, per quanto illuminato, ha vissuto a cavallotra il XIX e il XX secolo in un paese non particolarmente avanzato, sotto questo ed altri punti di vista.
Nel complesso, la lettura mi ha deluso, non essendo un lettore specialista.
Speravo di trovare pi�� riflessioni di tipo ���politico���, come nelle Prediche inutili e in Liberismo e liberalismo.
Fortunatamente, ci sono le ultime, splendide quindici pagine, dedicate al tema della libert�� individuale e collettiva, intesa nel senso di libert�� degli individui di associarsi liberamente, al di fuori delle forme organizzate dall'alto da una burocrazia statuale, per perseguire altrettanto liberamente i propri fini e ideali.
Non stupisce, per chi conosce l'autore, che alcuni passi siano dedicati all'affermazione della necessit�� che un sistema autenticamente libero consenta l'esistenza degli eretici, anzi se ne giovi per incrementare la variet�� di pensiero che sola offre occasioni di progresso.
E queste ultime pagine (che sto pian piano trascrivendo nelle note) valgono certamente una stella in pi�� al giudizio sul libro.
Alla fine della lettura, mi resta sempre il pensiero di come mai un paese che ha prodotto De Gasperi, Einaudi, (ma anche Croce, con tutte le differenze tra i due, non poche) non sia stato in grado di produrre una destra liberale, democratica e moderna, di cui io personalmente sento molto la mancanza.
Le Lezioni di politica sociale sono vere e proprie lezioni universitarie, tenute da Einaudi in Svizzera durante l'esilio impostogli dal Fascismo.
I temi principali sono la nozione di mercato, la partecipazione dei lavoratori alla gestione e ai risultati dell'impresa, i cosiddetti corpi intermedi (famiglie, associazioni, partiti, sindacati), il tema del fisco e il concetto di uguaglianza nei punti di partenza.
Non ho titolo per valutare la bont�� (e soprattutto l'attualit��) dei temi strettamente economici. Una lettura, certamente insufficiente, mi conduce a pensare che molti argomenti svolti da Einaudi si riferiscano a un'Italia (rurale, fatta di piccoli produttori, poco sviluppata) con pochi punti di contatto con quella odierna.
Suonano singolarmente conservatrici le riflessioni, pi�� e pi�� volte ribadite, sul ruolo della famiglia e delle donne. Ma si possono, credo, considerare i pensieri di un uomo che, per quanto illuminato, ha vissuto a cavallotra il XIX e il XX secolo in un paese non particolarmente avanzato, sotto questo ed altri punti di vista.
Nel complesso, la lettura mi ha deluso, non essendo un lettore specialista.
Speravo di trovare pi�� riflessioni di tipo ���politico���, come nelle Prediche inutili e in Liberismo e liberalismo.
Fortunatamente, ci sono le ultime, splendide quindici pagine, dedicate al tema della libert�� individuale e collettiva, intesa nel senso di libert�� degli individui di associarsi liberamente, al di fuori delle forme organizzate dall'alto da una burocrazia statuale, per perseguire altrettanto liberamente i propri fini e ideali.
Non stupisce, per chi conosce l'autore, che alcuni passi siano dedicati all'affermazione della necessit�� che un sistema autenticamente libero consenta l'esistenza degli eretici, anzi se ne giovi per incrementare la variet�� di pensiero che sola offre occasioni di progresso.
E queste ultime pagine (che sto pian piano trascrivendo nelle note) valgono certamente una stella in pi�� al giudizio sul libro.
Alla fine della lettura, mi resta sempre il pensiero di come mai un paese che ha prodotto De Gasperi, Einaudi, (ma anche Croce, con tutte le differenze tra i due, non poche) non sia stato in grado di produrre una destra liberale, democratica e moderna, di cui io personalmente sento molto la mancanza.
May 6, 2013
La libertà come ideale e come dovere morale
Le Lezioni di politica sociale sono vere e proprie lezioni universitarie, tenute da Einaudi in Svizzera durante l'esilio impostogli dal Fascismo.
I temi principali sono la nozione di mercato, la partecipazione dei lavoratori alla gestione e ai risultati dell'impresa, i cosiddetti corpi intermedi (famiglie, associazioni, partiti, sindacati), il tema del fisco e il concetto di uguaglianza nei punti di partenza.
Non ho titolo per valutare la bontà (e soprattutto l'attualità) dei temi strettamente economici. Una lettura, certamente insufficiente, mi conduce a pensare che molti argomenti svolti da Einaudi si riferiscano a un'Italia (rurale, fatta di piccoli produttori, poco sviluppata) con pochi punti di contatto con quella odierna.
Suonano singolarmente conservatrici le riflessioni, più e più volte ribadite, sul ruolo della famiglia e delle donne. Ma si possono, credo, considerare i pensieri di un uomo che, per quanto illuminato, ha vissuto a cavallotra il XIX e il XX secolo in un paese non particolarmente avanzato, sotto questo ed altri punti di vista.
Nel complesso, la lettura mi ha deluso, non essendo un lettore specialista.
Speravo di trovare più riflessioni di tipo “politico”, come nelle Prediche inutili e in Liberismo e liberalismo.
Fortunatamente, ci sono le ultime, splendide quindici pagine, dedicate al tema della libertà individuale e collettiva, intesa nel senso di libertà degli individui di associarsi liberamente, al di fuori delle forme organizzate dall'alto da una burocrazia statuale, per perseguire altrettanto liberamente i propri fini e ideali.
Non stupisce, per chi conosce l'autore, che alcuni passi siano dedicati all'affermazione della necessità che un sistema autenticamente libero consenta l'esistenza degli eretici, anzi se ne giovi per incrementare la varietà di pensiero che sola offre occasioni di progresso.
E queste ultime pagine (che sto pian piano trascrivendo nelle note) valgono certamente una stella in più al giudizio sul libro.
Alla fine della lettura, mi resta sempre il pensiero di come mai un paese che ha prodotto De Gasperi, Einaudi, (ma anche Croce, con tutte le differenze tra i due, non poche) non sia stato in grado di produrre una destra liberale, democratica e moderna, di cui io personalmente sento molto la mancanza.
Le Lezioni di politica sociale sono vere e proprie lezioni universitarie, tenute da Einaudi in Svizzera durante l'esilio impostogli dal Fascismo.
I temi principali sono la nozione di mercato, la partecipazione dei lavoratori alla gestione e ai risultati dell'impresa, i cosiddetti corpi intermedi (famiglie, associazioni, partiti, sindacati), il tema del fisco e il concetto di uguaglianza nei punti di partenza.
Non ho titolo per valutare la bontà (e soprattutto l'attualità) dei temi strettamente economici. Una lettura, certamente insufficiente, mi conduce a pensare che molti argomenti svolti da Einaudi si riferiscano a un'Italia (rurale, fatta di piccoli produttori, poco sviluppata) con pochi punti di contatto con quella odierna.
Suonano singolarmente conservatrici le riflessioni, più e più volte ribadite, sul ruolo della famiglia e delle donne. Ma si possono, credo, considerare i pensieri di un uomo che, per quanto illuminato, ha vissuto a cavallotra il XIX e il XX secolo in un paese non particolarmente avanzato, sotto questo ed altri punti di vista.
Nel complesso, la lettura mi ha deluso, non essendo un lettore specialista.
Speravo di trovare più riflessioni di tipo “politico”, come nelle Prediche inutili e in Liberismo e liberalismo.
Fortunatamente, ci sono le ultime, splendide quindici pagine, dedicate al tema della libertà individuale e collettiva, intesa nel senso di libertà degli individui di associarsi liberamente, al di fuori delle forme organizzate dall'alto da una burocrazia statuale, per perseguire altrettanto liberamente i propri fini e ideali.
Non stupisce, per chi conosce l'autore, che alcuni passi siano dedicati all'affermazione della necessità che un sistema autenticamente libero consenta l'esistenza degli eretici, anzi se ne giovi per incrementare la varietà di pensiero che sola offre occasioni di progresso.
E queste ultime pagine (che sto pian piano trascrivendo nelle note) valgono certamente una stella in più al giudizio sul libro.
Alla fine della lettura, mi resta sempre il pensiero di come mai un paese che ha prodotto De Gasperi, Einaudi, (ma anche Croce, con tutte le differenze tra i due, non poche) non sia stato in grado di produrre una destra liberale, democratica e moderna, di cui io personalmente sento molto la mancanza.
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